Parco San Felice non è soltanto, benché sempre più malandato, uno dei pochi polmoni verdi della città. È anche un’arena ideale in cui si fronteggiato due aspetti profondi dell’identità foggiana. Da un lato l’incuria, l’inciviltà, il vandalismo. Dall’altro il senso civico, il desiderio di partecipazione e di civiltà, la cittadinanza attiva.
Dalla memorabile campagna Un Euro per Parco San Felice, al sogno degli Amici della Domenica che vorrebbero vedere ripristinato l’anfiteatro distrutto dai vandali, all’ultimissima iniziativa che potrebbe rappresentare per il parco l’inizio di una nuova vita.
È la petizione on line “Ridiamo vita a Parco San Felice”, promossa dal Comitato Civico Gente di Foggia, dal Comitato Parco San Felice e dal Comitato di quartiere Comparto Biccari (questo il link per sottoscriverla: http://firmiamo.it/parco-san-felice). L’obiettivo è ambizioso: 1.000 firme. Ma nel primo giorno ne sono state raccolte già un centinaio, ed è un buon inizio.
I comitati civici rappresentano una delle novità più interessanti della politica cittadina. Peccato che la politica ufficiale ancora non se n’è accorta. Aprono spazi concreti di partecipazione e di cittadinanza che ricordano altri tempi, assai più belli di quelli attuali, come il memorabile percorso del risanamento di Borgo Croci, gestito nonostante la sua oggettiva complessità, il prima persona dall’allora consiglio di quartiere.
Il segreto era proprio quel mix tra istituzionalità, volontariato e partecipazione che caratterizzava, diversamente da quanto accade oggi per le circoscrizioni, quelle pionieristiche forme di decentramento amministrativo.
Quel ruolo viene oggi più o meno ricoperto dai comitati civici, e lo testimonia proprio la petizione “Ridiamo vita a Parco San Felice”. La posta in palio è ben più alta del semplice restyling del parco: la speranza è che la sua resurrezione possa coincidere con l’inizio di un percorso di rinascita per tutta la città.
“Da troppo tempo – si legge nella petizione – Foggia è privata di uno dei suoi grandi polmoni verdi, ormai simbolo del più evidente degrado. Il disinteresse al recupero dell’area da parte dell’Amministrazione comunale rappresenta una insopportabile cappa di cui vogliamo liberarci. Negli ultimi anni abbiamo assistito all’abbandono della zona e al trionfo del degrado più totale. Condizioni igienico-sanitarie precarie a causa della pulizia inesistente del parco, con relativa presenza di topi e serpi che mettono in pericolo i tanti bambini che amano giocare in questa grande area verde. Illuminazione inesistente da tempo, mai ripristinata, che non consente più il passeggio tranquillo e sicuro per le famiglie ma che consente a malintenzionati e delinquenti di agire indisturbati.”
Fin qui la denuncia. Il documento prosegue con un passaggio di grande significato civile e politico: “Dovere del “pubblico”, anche nei più gravi momenti di difficoltà di bilancio, è quello di avere una visione del bene comune che vada oltre la soluzione dell’emergenza. I processi di recupero di beni al servizio della collettività, anche e soprattutto attraverso il coinvolgimento di associazioni, gruppi e cittadini, costituiscono il percorso da seguire affinché Parco San Felice torni a vedere la luce dopo anni di progressivo e inesorabile abbandono.”
Ed ecco la sfida, importante: “Vogliamo che Parco San Felice torni ad essere non solo il simbolo di una rinascita “ambientale” ma anche e soprattutto avamposto della “cultura della legalità” per la città di Foggia.”
La petizione mira a quattro obiettivi prioritario: 1 – il ripristino della pubblica illuminazione all’interno del parco; 2 – la messa in sicurezza e il recupero del campo di calcetto all’interno del parco; 3 – la manutenzione ordinaria del verde pubblico; 4 – la messa in sicurezza e il recupero della struttura antistante la gradinata dell’anfiteatro.
Di particolare interesse è anche un’altra proposta che si legge nella petizione: la destinazione della ex sala prove, completamente distrutta dai vandali a distaccamento del corpo di Polizia Municipale “per garantire vivibilità ad una zona che non deve più essere terra di nessuno, dove bambini, ragazzi e famiglie possano vivere in piena sicurezza” e “per scacciare con decisione i fenomeni di vandalismo, di illegalità e di criminalità che nel parco, ma anche nelle zone limitrofe, da troppo tempo la fanno da padrone.”
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