La riflessione a sinistra prosegue. Accorata, consapevole. Più nella base, a dirla tutta, che non nei vertici, si cerca di capire le ragioni di una sconfitta giunta inattesa, e perciò ancora più amara e più pesante. Ma il peggio è che si continua a litigare. Senza domandarsi se la chiave di volta non stia proprio in questi continui litigi, in quello spirito minoritario di cui la sinistra italiana non riesce a liberarsi… Questo spirito si coglie nella stragrande maggioranza degli interventi della cosiddetta base: quando si litiga continuamente, la stessa identità, lo stesso spirito di appartenenza finiscono con l’annacquarsi, i valori si avviliscono.
Giuliano Milano interviene nel dibattito sul post Rottamare per rigenerare il centrosinistra: “Condivido la lettura. Molti “giovani” anagraficamente rispondono a logiche stravecchie, come dimostrato dalle primarie e, ancor di più, dalle buffonarie di fine anno. A che sono servite se gli elettori erano imbeccati, spesso fin dentro il seggio, dall'”apparato”? Svecchiare vuol dire, anche, che coloro che hanno fallito (perché bocciati dagli elettori) nella gestione amministrativa devono restare a casa. Nessun ripescaggio. Voglio vedere quanti degli attuali amministratori locali saranno ricandidati…”
Ivano Di Matto interviene invece sul post Perché la sconfitta, il centrosinistra riflette, con un’approfondita riflessione: “Il PD ha pagato due errori, relativamente, recenti. Il sostegno al governo tecnico (il fallimento del governo di cdx è diventato il fallimento dei tutti i partiti). Non aver fatto votare gli elettori del cdx alle primarie (è passato un messaggio di autosufficienza, esclusivo: non abbiamo bisogno di voi, anzi, inquinereste il voto). La conseguenza di questi due errori è stata precludersi il voto degli scontenti. Poi ci sono, a mio avviso, due questioni strutturali. Il PD, tolti i voti delle regioni rosse, “pesa” poco più del 21%: vota per il PD circa il 15% della popolazione italiana. Significa che manca il radicamento sociale, un blocco sociale di riferimento. Troppo dirigenti del PD ragionano con schemi legati alla Prima Repubblica, ad un mondo che non esiste più (per prendere i voti dei moderati siamo andati 2 anni appresso a Casini, che poi non è arrivato al 2%…). Berlusconi nel ’94 e Grillo hanno dimostrato che, oggi, bisogna rivolgersi direttamente agli individui. Non servono intermediari.”
Nel gruppo del Movimento5Stelle, Foggiani In Movimento, Alessandro Forcelli commenta sornione il post sulle reazioni alla sconfitta elettorale del segretario provinciale del Pd, Il Pd non fa autocritica, e accusa Vendola: “che goduria, si stanno sbranando tra di loro.”
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