A chiarire i termini del caso Di Gioia, consigliere foggiano eletto nella lista (di centrodestra) La Puglia Prima di tutto, e adesso nel nuovo governo regionale varato da Vendola è stato lo stesso governatore: “non vi è alcuna convergenza politica con l’area cosiddetta montiana, che in Consiglio Regionale non è neppure costituita. Ho colloquiato in questi mesi con diversi consiglieri regionali in fuga dal centro-destra, da loro ho accettato suggerimenti e proposte, ho guadagnato la loro fiducia. In particolare ho avuto modo di apprezzare la competenza tecnica, il decoro comportamentale e la passione civile del giovane Leonardo Di Gioia, il quale mi ha recentemente comunicato l’intenzione di aderire alla mia maggioranza senza nulla chiedere in cambio. Penso che aprirsi a competenze ed esperienze diverse, tanto più in tempi di urla e di fanatismo, sia una via necessaria.”
Dunque non c’è un’intesa organica con le forze di centro, e non c’è neanche un’adesione di Di Gioia al centrosinistra, ma per il momento soltanto alla maggioranza regionale.
È però un dato di fatto che Vendola abbia gettato assai più di un sasso nelle acque stagnanti della politica, premiando Elena Gentile con l’assessorato alla saluta e promuovendo Leo Di Gioia ad assessore regionale al bilancio. Un sacco che potrà avere vistose ripercussioni anche, e soprattutto, in provincia di Foggia.
Basta guardare il pedigree politico dei due foggiani scelti da Vendola quali assessori per rendersene conto. Il presidente ha puntato su due esponenti politici che, per una ragione o l’altra, sono in una posizione critica verso il quadro politico provinciale. Elena Gentile è stata l’indiscussa protagonista delle primarie del Pd, conquistando una valanga di consensi, pur essendo scarsamente organica all’establishment democratico in Capitanata, che puntava tutto sulla coppia Bordo-Mongiello. Ha fallito l’elezione per un errore di calcolo: era candidata in una posizione molto alta della lista al Senato, ma la sconfitta patita in Puglia dalla coalizione di centrosinistra e l’inatteso exploit del Movimento 5 Stelle che ha pesato al di là di ogni previsione sulla distribuzione proporzionale delle quota di seggi spettante alle liste sconfitte ha fatto saltare il banco.
L’assessore è stata gratificata da Vendola con il conferimento di una delega tanto pesante quanto scomoda, quella della salute, settore che la Gentile conosce bene per essere un medico e per aver già ricoperto il delicato incarico, quando sedeva nella giunta comunale di Cerignola. In un modo o nell’altro, se la nuova giunta otterrà la fiducia dal consiglio regionale il peso specifico di Elena Gentile in seno al Pd di Capitanata è destinato a crescere. Così tanto da poter insidiare gli equilibri attuali. Non è un caso che attorno all’assessora cerignolana si stiano coagulando molti degli scontenti in casa democratica.
Altrettanto scomoda dal punto di vista degli equilibri politici provinciali è la promozione in giunta di Leo Di Gioia, che aveva lasciato il centrodestra, per approdare nella lista montiana soltanto qualche settimana prima della campagna elettorale, provocando un mezzo terremoto. Di Gioia era uno dei candidati sindaci in pectore alle ultime elezioni comunali, quando sedeva nella giunta provinciale guidata da Antonio Pepe, di cui veniva considerato il delfino, l’erede politico. Gli fu preferito Enrico Santaniello. Di Gioia scelse di giocare la carta delle elezioni regionali subito dopo, candidandoti con La Puglia Prima di Tutto. Fu premiato da un notevole successo, raccogliendo nel capoluogo più voti di capitani di lungo corso della politica foggiana come Lucio Tarquinio, adesso sbarcato a Palazzo Madama.
In seno al Pdl Di Gioia ha sempre cercato di declinare il volto di una politica nuova, attenta soprattutto al metodo, all’innovazione tecnologica, all’oculatezza, alla razionalizzazione e alla qualificazione della spesa pubblica. Forse anche per questo non si è guadagnato molte simpatie negli ambienti che contano nel Pdl. Da quando è a Bari i rapporti si sono raffreddati, fino a congelarsi del tutto quando ha scelto di candidarsi nella lista Monti, di fatto approdando nella galassia centrista.
Ha in comune con Elena Gentile, oltre alla scarsa organicità con l’establishment, una certa sfortuna elettorale. Come l’assessora di Cerignola Di Gioia non è andato in Parlamento pur avendo vinto virtualmente le elezioni. La lista Monti aveva conquistato infatti i voti necessari per la elezione del giovane esponente politico foggiano (secondo nella lista), ma è scattato il cosiddetto diritto di tribuna a favore dell’Udc, e così a Montecitorio è andato Angela Cera, dopo la rinuncia di Cesa.
Che impatto avrebbe un asse Gentile-Di Gioia, sul quadro politico foggiano, quando, per esempio, si dovranno fare i conti con le liste per le elezioni comunali. Ipotizzare un’intesa tra i due assessori regionali è pura fantapolitica, ma la prospettiva potrebbe essere devastante. E soprattutto nuova, in un momento in cui sale da parte dell’elettorato la richiesta di una politica nuova, e di candidati nuovi.
Di Gioia non ha abbandonato il sogno di candidarsi alla guida della città. Politicamente parlando, si è fatto le ossa proprio nel consiglio comunale, guidando l’opposizione di centrodestra quando ad indossare la fascia tricolore era Orazio Ciliberti. Si occupò parecchio del bilancio comunale, mettendo più volte in guardia l’amministrazione di centrosinistra dal rischio che la gestione finanziaria “creativa” potesse produrre guai seri alle casse comunali, come si è poi verificato.
Una sua candidatura non avrebbe certamente l’appoggio del Pdl che ha già scelto il suo candidato a Palazzo di Città: sarà l’attuale segretario provinciale Franco Landella. E poi il durissimo comunicato stilato dal Pdl all’annuncio dell’ingresso di Di Gioia nella giunta regionale testimonia che i rapporti sono ormai rotti.
Il centrosinistra è impresentabile, ed è difficile una conferma per Gianni Mongelli, nonostante che la città stia piano piano risalendo la china della crisi finanziaria, e che l’adesione al decreto salva città abbia scongiurato lo spettro del dissesto. Ma proprio per questo una candidatura nuova, giovane, distaccata dalla politica tradizionale potrebbe prendere quota.
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… alle primarie ho votato Elena Gentile, dell'altro apprendo da te meriti e capacità di virtù private spese malamente nell'agire politico. E'questa mala spesa che non mi commuove.