L’on.Matera, in una foto dell’archivio di Montecitorio |
Devo a Salvatore Aiezza ed al suo bel libro Il Mio Canto Libero (di cui ho parlato nel precedente post) la scoperta di un interessante (e credo non molto conosciuto) documento sulla difficile opera di ricostruzione di Foggia dopo i bombardamenti. Si tratta della discussione che si svolse nell’aula di Montecitorio sui finanziamenti per la costruzione di quartieri funzionali, ad iniziativa dell’on. Anna De Lauro Matera, parlamentare socialista foggiana, cui la civica amministrazione ha recentemente intitolato un piazzale. Il capoluogo dauno aveva assoluta necessità di accedere a quei finanziamenti per poter proseguire nell’opera di ricostruzione.
La discussione si svolse il 2 maggio del 1956. La data è particolarmente significativa, perché testimonia che a distanza di più di ben tredici anni dai bombardamenti del luglio 1943, la ricostruzione procedeva a rilento e addirittura la parlamentare socialista foggiana paventava la possibilità che Foggia restasse esclusa dalle provvidenze per la ricostruzione, nonostante fosse stata tra le città italiane maggiormente tartassate dai bombardamenti aerei degli alleati.
Nel corso della seduta, l’on. Anna De Lauro Matera interroga il ministro dei lavori pubblici, “per conoscere le ragioni per cui Foggia, che presenta una delle più tristi situazioni edilizie e il più alto indice di affollamento, non sia stata compresa nel piano di costruzione di quartieri funzionali, come in un primo tempo promesso.”
Alla deputata foggiana replica il sottosegretario di Stato per i lavori pubblici , Caron, che così risponde: “Contrariamente a quanto risulta alla onorevole interrogante, la città di
Foggia non è stata esclusa da parte dell’apposito comitato dal novero di quei centri per
i quali si dovrà procedere ad un piano di costruzione di quartieri residenziali. Si può quindi non solo smentire come destituita di fondamento la notizia riferita, ma assicurare al tempo stesso che quanto prima il comitato di coordinamento inviterà presso il Ministero dei lavori pubblici i rappresentanti del comune e degli altri enti interessati per l’esame del piano relativo a quella città.”
Fin qui la risposta del rappresentante del Governo. A fornire una preziosa testimonianza di come si vivesse in quegli anni nel capoluogo dauno e di come la guerra avesse lasciato pesanti tracce è ancora l’on. Anna De Lauro Matera che utilizza la facoltà offerta dalla procedura parlamentare di dichiararsi soddisfatti o meno della risposta all’interrogazione, per illustrare nel dettaglio la difficile situazione in cui versava la città.
“Prendo atto con piacere – risponde la parlamentare – di quanto ha detto l’onorevole sottosegretario e mi auguro che veramente questo rinvio sia di brevissima durata,
giacché non credo di avere esagerato quando ho affermato, nella mia interrogazione, che la città di Foggia presenta una delle più tristi situazioni edilizie di tutta l’Italia. Foggia ha sofferto moltissimo durante i bombardamenti del 1943 e ha avuto quasi il 75 per cento dei vani distrutti o resi inabitabili. La città inoltre ha segnato un accrescimento demografico notevolissimo, per cui negli ultimi anni si è determinato un incremento tale da elevare a ben 112 mila anime la popolazione, secondo i dati correnti.
Debbo altresì far presente all’onorevole sottosegretario – e mi piace dirlo qui, in
questa sede – che a Foggia abbiamo delle zone le quali sono quanto di più inaccettabile
si possa pensare. Noi abbiamo, ad esempio, un secondo lotto Incis che fu danneggiato
durante i bombardamenti. Successivamente fu occupato dagli sfollati e tuttora, a distanza di 13 anni dal 1943, questo edificio è occupato da più di 150 famiglie che vivono in condizioni che non saprei assolutamente descrivere.
Basti dirle, onorevole sottosegretario, che una delle quattro scale è chiamata dalla cittadinanza foggiana la scala della morte, perché ben 5 bambini hanno perso la vita cadendo da quelle scale prive di qualsiasi protezione.
Non le parlo della mancanza dell’acqua, dei servizi igienici; della promiscuità e di
tutte le altre cose dolorose che penso ella immaginerà facilmente.
Abbiamo a Foggia circa 20.000 persone, ossia 4.000 famiglie, che vivono in grotte,
tuguri e baracche, e pertanto, onorevole sottosegretario, mi auguro veramente che quanto ella ha detto sia attuato al più presto e la città di Foggia possa avere la certezza che i suoi problemi saranno finalmente (perché da molti anni vengono fatti presenti a chi di dovere) risolti.”
Un documento di notevole importanza, questa discussione parlamentare, che conferma che la ricostruzione post-bellica a Foggia fu tutt’altro che facile. Alla fine la città riuscì ad accedere ai finanziamenti, che resero possibile la costruzione del quartiere Cep, che ospitò inizialmente quanti vivevano alla Casermette.
Views: 0