La Foggia che non t’aspetti / Racconto di un insolito mattino di gennaio

La biblioteca del Polo Umanistico dell’Ateneo di Foggia

Leggete questo post fino alla fine, vi prego. È la conferma che certe volte dietro una notizia c’è un universo da scoprire, e da raccontare.

La notizia, prima di tutto. Da ieri, la Biblioteca del Polo Umanistico dell’Università di Foggia ha ripreso ad osservare l’orario esteso, che consente l’apertura in alcuni pomeriggi settimanale. È la risposta del direttore del Dipartimento di Scienze Umane dell’ateneo, Saverio Russo, all’appello degli studenti che, dopo l’allagamento della Biblioteca Provinciale Magna Capitana, avevano lamentato la mancanza di posti in cui studiare. 
Per la verità, la Magna Capitana è tornata dopo pochi giorni agli orari di sempre, giusto il tempo di mettere in sicurezza i volumi. Ma anche il prof.Russo ha voluto dare un segnale, ripristinando l’orario che la sua biblioteca osservava prima che si trasferisse nella sua nuova sede.
Schivo com’è nel suo costume, il direttore del Dipartimento ha affidato ad un laconico comunicato il suo commento al post nel quale avevo parlato del malessere degli studenti: “a partire da lunedì 28.01.2013 la Biblioteca Area Umanistica osserverà l’orario in uso prima della chiusura per trasloco”. L’orario di apertura al pubblico sarà precisamente il seguente: dal lunedì al giovedì dalle ore 8.30 alle 16.30, il venerdì dalle ore 8.30 alle 13.30. I servizi osserveranno invece il seguente orario: dal lunedì al giovedì dalle ore 8.45 alle ore 14.00 e dalle 15.00 alle  16.15, il Venerdì dalle 8.45 alle 13.
La biblioteca del polo umanistico
Saverio Russo, con cui condivido da decenni amichevoli rapporti di stima, ha però aggiunto al nudo comunicato l’invito a vederci. Mi riceve il mattino dopo, e lo scopo è quello di mostrarmi la splendida biblioteca dell’Area umanistica: quarantamila volumi, ospitati in quelli che erano una volta i locali del piano terra degli Ospedali riuniti di via Arpi (se la memoria non mi tradisce, la biblioteca incorpora perfino la sala mortuaria dei vecchi Riuniti).
Ed è una Foggia che non t’aspetti: preziosa, dotta, simbolica. Questa biblioteca è la risposta migliore alla scommessa ed alla sfida che vennero lanciate quando si scelse di creare un polo umanistico, qui a Foggia. In una terra in cui la storia e il passato potrebbero, dovrebbero rappresentare una formidabile risorsa di futuro. 
È la cifra visibile che quella scommessa è stata vinta.
C’è un valore simbolico, che va al di là degli stessi 40.000 libri che vi sono custoditi (e che sono comunque una bella cifra, considerato che quella di Foggia è comunque una università giovane). 
C’è il valore del restauro che ha permesso di recuperare alla pubblica fruizione spazi che si erano degradati e dequalificati nel corso dei secoli. Ci sono alcune donazioni che impreziosiscono il valore dei volumi custoditi, e danno un senso particolare a questa biblioteca, come quelle dei professori Franco De Felice, insigne storico, e Giosuè Musca, grande medievalista. Fondi che si erano formati a Bari e là avrebbero potuto restare. Se dal capoluogo regionale questi patrimoni sono stati donati alla biblioteca del polo umanistico foggiano una ragione dev’esserci, ed è la fiducia in questo ateneo che sta crescendo, in mezzo alle tante difficoltà che angustiano le università meridionali, soprattutto quelle più giovani. 
Il cortile nel quale si spera di realizzare
l’Orto Botanico

Ed ancora, c’è il fondo acquistato a prezzo simbolico, appartenuto un’archeologa olandese, che ha svolto una parte cospicua della tua attività di scavo e di indagine a Canosa. 
Si è sempre detto che l’università è una speranza: adesso si può toccarlo con mano, in quella biblioteca così ricca, così bella.
Il prof. Saverio Russo ha dovuto fare i salti mortali per assicurare l’apertura pomeridiana della struttura: se è giusta la richiesta degli studenti di poter disporre di uno spazio in cui studiare, bisogna capire che una biblioteca non è solo una sala da studio. La necessità di custodire e tutelare il patrimonio librario presuppone la presenza di dipendenti che debbono svolgere turni o effettuare lavoro straordinario, cosa quasi proibitiva, in tempi di ristrettezze per gli stipendi pubblici.
Il cortile ritrovato grazie alla rimozione
degli elementi posticci
Il direttore del dipartimento sta pensando di destinare a sale di studio ed a spazi d’incontro locali esterni alla biblioteca, in modo che possano essere utilizzati anche senza la presenza dei bibliotecari. Tra questi ci sono due deliziosi cortili, uno dei quali recuperato grazie ai lavori di restauro, che hanno demolito alcune strutture posticce che erano state realizzate quando l’immobile era adibito ad ospedale. L’altro dovrebbe ospitare un piccolo orto botanico. Per l’arredo, il dipartimento è alla ricerca di sponsor. Potrebbe diventare un altro spazio di socializzazione.
Di bello, in questa vicenda, c’è la comune tensione di professori e studenti a “vivere l’ateneo”, a sentirlo come spazio non soltanto di studio, ricerca, lavoro ma anche di relazione.
Mi congedo dal prof. Russo, e mi incammino per via Arpi. Mi imbatto nella mostra che la Fondazione della Banca del Monte ha dedicato alle opere su carta di Alfredo Bortoluzzi, l’artista della Bauhaus che scelse di vivere a Peschici, sul Gargano. 
La mostra è di straordinario valore: per la prima volta vengono esposte in modo organico le opere su carta (che la Fondazione ha interamente acquisito al suo patrimonio, impedendo quindi che andassero frazionate). 
La mostra di Bortoluzzi organizzata
dalla Fondazione Banca del Monte
Disegni, acqueforti, tempere, collage svelano i tratti di un Bortoluzzi per molti versi inedito ma ancora più coerente, ancora più “militante” rispetto alla grande corrente artistica tedesca di cui è stato un esponente significativo.
Mi commuove la mostra, e mi commuove il pensiero che ateneo e fondazione siano riusciti, nello spazio di poche centinaia di metri, ad assicurare a Foggia un così straordinario patrimonio di conoscenza e di arte, tra  i libri della biblioteca del polo umanistico e i disegni di Bortoluzzi.
Il sogno di Franca Pinto Minerva, che quando era preside di Lettere teorizzò questa strada, cuore di Foggia, come “via della conoscenza, dell’arte e della cultura” si sta avverando. 
Ma questa Foggia che non t’aspetti dovremmo imparare a conoscerla di più, ad amarla di più.

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “La Foggia che non t’aspetti / Racconto di un insolito mattino di gennaio

  1. grazie a te e a Saverio Russo perchè siete tra i pochi che ogni giorno cercano di realizzare le promesse che la mia generazione solo in minima parte ha portato a termine.
    ciao Anna Maria

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