Vi confesso che mi ha lasciato sconcertato il comunicato sulla chiusura della Biblioteca Provinciale, diffuso da tra associazioni studentesche universitarie foggiane (Link Foggia, Uds Foggia e Rete della Conoscenza). L’antefatto è rappresentato dal principio di allagamento della gloriosa struttura culturale foggiana, che ha determinato danni a circa 400 volumi e ha costretto il direttore a trasferire in tutta le altre migliaia di volumi custoditi nei locali interessati dalle infiltrazioni di acqua in altre stanze, per evitare ulteriori danni. Va detto anche che la temporanea chiusura delle sale è stata resa necessaria per consentire l’impiego massivo dei dipendenti della Magna Capitana nelle operazioni di trasloco, che andavano effettuate con la massima urgenza. Il disagio è durato il tempo strettamente necessario a consentire le operazioni di messa in sicurezza. Da oggi la biblioteca è tornata ai suoi orari di sempre.
Nel loro comunicato, le associazioni studentesche lamentano che la forzosa per quanto temporanea chiusura delle sale della biblioteca li ha costretti a non sapere dove andare a studiare. “Questa situazione – scrivono – fa nuovamente riemergere il problema cronico della mancanza di spazi riservati agli studenti di questa città, essendo l’Università e le scuole poco attrezzate per lo studio individuale degli studenti.” Giustissimo, ed anche verissimo: la biblioteca è frequentatissima dagli studenti universitari e non. Basta recarsi un qualsiasi pomeriggio della settimana per vedere che le sale sono piene.
Però uno si aspetterebbe che gli studenti vadano in biblioteca a consultare libri, e non soltanto a studiare, come invece sembra trasparire dal comunicato degli studenti, ed è questo che mi lascia perplesso e sconcertato. Nella nota delle associazioni non si legge il minimo cenno ai 400 volumi danneggiati dall’acqua. Il solo riferimento ai libri è contenuto in un passaggio in cui si accusa la Biblioteca di non disporre di servizi di eccellenza (e non è vero, non a caso la struttura foggiana è capofila di un progetto bibliotecario regionale, proprio in quanto ritenuta una biblioteca d’eccellenza), “con libri obsoleti”.
Di qui il mio disappunto. Quale sarà mai un libro obsoleto? L’Odissea, l’Eneide, i Promessi Sposi, un manuale di giurisprudenza o una grammatica di latino? Se c’è qualcosa che non diventa mai obsoleta, sono proprio i libri. Anche quelli “datati” hanno sempre qualcosa da dire al lettore del futuro. E’ giusto che gli studenti lamentino la mancanza di un collegamento internet wi-fi in biblioteca e che abbiamo promosso una raccolta di firme per chiederlo. Ma in una biblioteca serve prima di tutto a custodire e a far leggere libri, ed in un frangente grave come quello che si è venuto a determinare per l’allagamento la prima cosa che andava messa in sicurezza erano i libri. Anche quelli “obsoleti”.
Detto questo, gli studenti hanno completamente ragione quando affermano che l’Università e le scuole sono poco attrezzate per lo studio individuale degli studenti. “Per rendersene conto – aggiungono – basta vedere gli orari delle biblioteche universitarie, che raramente vanno oltre le 19, soprattutto il venerdì quando la chiusura anticipata sembra invogliare gli studenti a cominciare il week end con un aperitivo pre-serata. La situazione più disagiata si vive nel Polo Umanistico con la biblioteca da poco inaugurata aperta solo la mattina. In una città priva di welfare studentesco sarebbe a nostro avviso quanto mai urgente ed opportuno creare aule studio invece di cedere spazi per attività (Unifg store, Cut, ecc) che, seppur interessanti, vedono un coinvolgimento davvero minimo della comunità studentesca e che sarebbe forse più opportuno e vantaggioso si trovassero esternamente alle strutture accademiche. Preferiremmo, come studenti, disporre di spazi accoglienti e di servizi efficienti per la primaria attività (lo studio) di ciascuno di noi. Abbiamo deciso, nonostante i tanti problemi, di rimanere a studiare nella nostra città… Ma per favore diteci dove!”
I ragazzi che hanno scelto di restare nella loro città, a studiare nella loro città, meritano spazi attrezzati dove poter studiare. Semmai in compagnia anche di un buon libro.
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