Beffate le scuole della Capitanata e del Mezzogiorno

La mappa del rischio sismico in Italia

Delle due l’una: o le scuole meridionali e pugliesi sono un
paradiso, rispetto a quelle del Nord, e non ce n’eravamo mai accorti, oppure
qualcosa non ha funzionato nelle scelte del programma di edilizia scolastica
varato dal Ministero delle Infrastruttura, di concerto con i Ministri
dell’Istruzione e dell’Economia, per la messa in sicurezza degli edifici
scolastici.
Il provvedimento, che reca la data del 3 ottobre 2012, è
stato pubblicato soltanto qualche giorno fa (il 9 gennaio) sulla Gazzetta
Ufficiale. È un programma particolarmente importante, in quanto finanzia la messa
in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riguardo a quelli insistenti nelle zone soggette a rischio sismico.
Visto che la Capitanata è una provincia ad alto rischio, avrebbe dovuto
essere una grande opportunità per il sistema scolastico provinciale. Ma non è
andata così. A leggere il decreto, c’è anzi di che restare esterrefatti.  Sentite un po’.
Gli interventi ammessi a finanziamento sono in tutto 989,
per una spesa complessiva di 111 milioni e 800mila euro, che sono poi briciole,
in considerazione della gravissima situazione in cui si dibattono le scuole del
Bel Paese.

Alle scuole del Mezzogiorno sono finite le briciole delle
briciole. Solo 3 gli interventi ammessi a finanziamento in Puglia, uno in
Molise. Si tratta delle due regioni che per prime hanno purtroppo mostrato al
Paese la gravità della situazione scolastica italiana con la tragedia di san
Giuliano di Puglia. Nel terremoto del 2002 a San Giuliano crollò la scuola
elementare provocando la morte di tanti bambini. In occasione del decennale del tragico
evento, il Presidente della Repubblica ha inviato alla cittadinanza di San
Giuliano un messa in cui scrive che “Il doloroso ricordo dei ventisette
bambini e dell’insegnante che persero la vita, ancora impresso nella coscienza
del Paese, impone alle istituzioni il massimo impegno per garantire la
continuità di politiche di intervento per la messa in sicurezza degli edifici
scolastici”. Non è stato ascoltato.
Alle tre scuole pugliesi comprese nel piano (l’istituto
delle Marcelline a Foggia, la scuola dell’Infanzia Il Girotondo a Gravina in
Puglia e la Scuola materna parrocchiale S.Marco a Torricella, in provincia di
Taranto) sono toccati 50mila euro ciascuna.
È andata ancora peggio all’Abruzzo, altra regione simbolica
per quanto riguarda i terremoti. Il sisma de L’Aquila rase al suolo la Casa
dello studente: solo 55mila euro, per un intervento in una scuola paritaria di
Pettino, provincia de L’Aquila.
La redazione del piano veniva prevista dalla legge
finanziaria del 2002, ma le risorse finanziare necessarie per la sua
realizzazione sono state reperite dal Cipe soltanto alla fine del 2008.
Da allora è passata tanta acqua sotto i ponti e, purtroppo,
anche tanti terremoti che hanno interessato zone che si ritenevano più o meno
immuni da questa calamità, come l’Emilia e il Veneto. Abbiamo dolorosamente
appreso che tutta l’Italia è ballerina. Ma tutta l’Italia e non solo quella del
Nord che ha fatto man bassa delle provvidenze.
È un’autentica beffa. La mappa disegnata dai tre Ministeri aveva
un parametro fondamentale: la sismicità delle zone interessate. Ma hanno
prevalso altri criteri: tanto per dare un’idea, la sola provincia di Como, con
54 interventi ammessi a finanziamento, pesa, da sola, quanto tutte le regioni
meridionali messe assieme. La sola Lombardia, con 330 interventi, ha polarizzato circa un terzo delle risorse complessivamente disponibili. Sarà un caso che in Lombardia si sta per votare? Avete capito adesso, che fine ha fatto la questione meridionale?
Eppure, come dimostra la mappa del rischio sismico, i terremoti in Italia non conoscono latitudine e sono
forse la sola cosa che non fa distinzioni tra Nord e Sud: colpiscono
dappertutto. Ma lo Stato e il Governo non se ne sono accorti.

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Author: Geppe Inserra

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