Un anonimo lettore ci sollecita una lettura più approfondita delle ragioni che vedono a Foggia le primarie del Pd praticamente sterilizzate. Si contendono i tre seggi disponibili (tanti dovrebbero essere, secondo i pronostici, uno al Senato, due alla Camera) soltanto quattro candidati, tre donne (in ordine alfabetico l’assessora regionale Elena Gentile, la renziana Elisa Matera e la senatrice uscente Colomba Mongiello) e soltanto un maschio, il deputato uscente Michele Bordo, la cui designazione è certa, per effetto del “voto di genere” voluto dal Pd per favorire una più ampia presenza femminile, ma che invece qui da noi funzionerà al contrario, praticamente blindando la sola candidatura maschile.
La contemporanea ricandidatura dei due parlamentari uscenti ha probabilmente scoraggiato quanti avevano fatto un pensierino alle primarie, tanto più che pare essersi saldato un asse forte tra Foggia e Manfredonia, le città d’origine di Mongiello e Bordo. Gli uscenti temono la candidatura arrembante dell’assessora Gentile, che viene da un altra roccaforte della sinistra dauna, come Cerignola.
Il resto lo ha fatto la sempre più evidente difficoltà che il Pd incontra nel rinnovare il suo gruppo dirigente, ereditato in tutto e per tutto dai vecchi vertici della Quercia e della Margherita. Anzi, è forse sbagliato parlare di difficoltà di rinnovamento, nel senso che il vero problema del Pd foggiano è che nessuno si sogna di mettere in discussione gli equilibri.
Il gruppo di Renzi ha preferito far quadrato attorno ad una donna, Elisa Matera, che viene da un’altra ex roccaforte rossa, come Apricena, cittadina in cui i sostenitori del sindaco di Firenze hanno ottenuto un buon risultato.
Tutto questo ha contribuito ad attenuare parecchio almeno in provincia di Foggia il senso delle primarie, negando agli iscritti e ai simpatizzanti una maggiore possibilità di scelta.
Come ha giustamente rilevato Salvatore Onorati, commentando il nostro post precedente su Lettere Meridiane, l’accaduto “è il segno evidente di una mancata radicazione territoriale del partito. Un partito senza nessuna capacita di attrazione: il massimo che riesce ad esprimere sono due parlamentari uscenti e un consigliere regionale su 4 candidati. Diventa una battaglia tutta interna al partito ed io non iscritto non mi sento coinvolto. Da qualche parte si dovrà pur cominciare a ragionare di questo, magari fuori dalle competizioni elettorali, che hanno la caratteristica di dividere chi pur condivide gli stessi obiettivi.”
Ed anche chi è direttamente impegnato nel voto di domani, come Michele Salatto, coordinatore provinciale dei comitato per Renzi, esprime perplessità sullo scarso appeal esercitato dalle primarie che nelle intenzioni di Bersani dovevano essere l’antidoto al porcellum, trasformandosi in un una prova di partecipazione e di democrazia. Succederà forse altrove, ma non in provincia di Foggia. “Se le primarie per la scelta dei parlamentari hanno il compito di garantire unicamente la continuità – ha detto Salatto- , non ha molto senso promuoverle. Era sufficiente l’attuale, pessima, legge elettorale.”
Data la candidatura blindata di Michele Bordo, sarà una sfida tra donne, e a ben vedere è forse questo il fatto più nuovo e più interessante di queste primarie così poco significative per il resto. Come ha acutamente sottolineato su Facebook la segretaria provinciale della Flc Cgil, il sindacato dei lavoratori della conoscenza, Loredana Olivieri, “sono sempre le donne ad essere più coraggiose. Per il resto, un solo gallo nel pollaio…. questa classe dirigente provinciale e cittadina ha fallito o si è arroccata sulle proprie postazioni.”
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grazie dell'attenzione e della risposta che conferma, purtroppo, la mia analisi privata da non addetto ai lavori
l'analisi è estremamente "profonda".
Il tema allora a mio avviso diventa il seguente: il perché della mancanza del radicamento e quello delle possibili soluzioni.
la questione merita sicuramente un dibattito prolungato e approfondito e quindi mi limito a proporre una prima sommaria risposta: il "politicismo" di cui è affetto una parte significativa del PD di Capitanata è nel contempo sintomo e causa della mancanza di radicamento.
per "politicismo" intendo la politica fatta da pezzi del ceto politico e tutta rivolta all'inerno. la mancanza di dialogo con pezzi significativi del mondo reale il quale è fatto di sistema di imprese, del mondo della creatività, della ricerca e della formazione (cioè a dire del mondo intellettuale della capitanata), del mondo dell'associazionismo e del volontariato, del mondo del lavoro e delle professioni …
quando invece si concepisce la politica come questione sostanzialmente tutta interna al ceto politico, si cade nel politicismo che è, a ben fvedere una forma (sia pur furba e dissimulata) di antipolitica.
cordialità
Girolamo Arciuolorerniesi 21469