Compie oggi 75 anni don Tonino Intiso. Centoquarantuno lustri tutti spesi dalla parte dei più deboli, degli ultimi. Conoscendolo da ormai quarant’anni e passa, ho sempre sospettato che la Provvidenza abbia abbondantemente aleggiato su questa vita piena di luce, che don Tonino ha impiegato nel tenace tentativo di illuminare le tenebre.
Quando eravamo molto più giovani, lui era assistente diocesano della Gioventù di Azione Cattolica – fu uno dei suoi primi incarichi pastorali – ed io responsabile di quel gruppo che cercava di dare senso e concretezza allo spirito del concilio Vaticano II… Mi successero nel ruolo Savino Russo e Lorenzo Valecce. Siamo rimasti amici l’uno all’altro e con tanti altri compagni di strada.
Da parte mia cercavo di coniugare la fede cristiana con il mio credo politico, comunista. Tanta per darvi una idea dei tempi, la “duplice veste” non mandava in visibilio il vescovo dell’epoca, l’indimenticabile mons. Giuseppe Lenotti, ma veniva tollerata. Solo molti anni dopo avrei imparato che basta il Vangelo, la radicale scelta di campo di Gesù Cristo a guidare un impegno politico, e che i libretti rossi appartengono all’effimero della storia; pagine che si cancellano, così come sono crollati i muri più resistenti.
La tolleranza era anche accoglienza: una volta don Tonino concesse una sala del Vescovado per farvi svolgere un’assemblea di giovani extraparlamentari, perché nessuno li aveva accolti. In quelle stesse settimane si svolgevano gli incontri di “Lotta continua alla mediocrità” che avevano un tema assolutamente provocatorio in una stagione in cui tutto era politica: la conoscenza di Cristo.
Ricordo quei momenti grazie ad una preziosa pagina di appunti che don Tonino mi ha regalato, come da qualche tempo usa fare. Sparge agli amici i suoi pensieri e le sue riflessioni, ed è un bel modo di condividerle.
Da quegli anni ad oggi, le vostre vite si sono più volte allontanate ma sempre ritrovate: ha battezzato i miei figli, e poi anche i miei nipoti, e le cose non succedono mai per caso. La Provvidenza, appunto.
Adesso sono suo parrocchiano, nella parrocchia più periferica e più povera della città, non a caso intitolata a San Filippo Neri, il prete che rinunciò a divenire cardinale per star dalla parte dei poveri e dei ragazzi che toglieva dalla strada con i suoi oratori.
I lavori della nuova Chiesa sono fermi da tempo: da nove anni, le Messe sono celebrate in un garage di via Federico Spera. Ma l’ascolto della Parola e la celebrazione dell’Eucaristia, le omelie di don Tonino in quei piccoli locali hanno una suggestione che raramente ho provato altrove.
Trovo nei suoi appunti una riflessione su cosa voglia dire, per Foggia e per la sua chiesa, una parrocchia intitolata al santo di Roma: “Fin dall’inizio della mia nomina a parroco di San Filippo Neri ho considerato e pensato ad una parrocchia-oratorio, cercando di impostare una pastorale che attingesse allo spirito oratoriano originario: la centralità dell’Eucaristia-adorazione, Quarant’ore mensili, la catechesi popolare, Maria Santissima, l’attenzione ai poveri, soprattutto di fede, senza dimenticare alcune radici foggiane dello spirito oratoriano: don Antonio Silvestri, Mons. Mola, quarto Vescovo di Foggia che attento all’aspetto culturale chiamò a Foggia le Marcelline. Questo spirito è stato recentemente rilanciato da Benedetto XVI che ha voluto essere presente personalmente per la beatificazione dell’oratoriano John Henry Newman in Inghilterra, e in quella occasione è andato a visitare l’Oratorio di San Filippo Neri fondato dal cardinale Newman.”
Gli appunti risalgono all’11 agosto di quest’anno e scaturiscono da un esercizio quotidiano del Pensatoio, l’associazione culturale fondata da don Tonino che tra le altre cose redige ogni giorno una rassegna stampa molto diversa da quelle convenzionali, nel senso che legge i giornali con lo spirito di chi cerca di cogliere gli sprazzi di luce presenti in pagine che sono quasi sempre infarcite di cronaca nera.
L’11 agosto è il giorno in cui la Chiesa festeggia Chiara d’Assisi, la Santa che fece della povertà un privilegio e consacrò la sua vita al motto: “Non volere nulla se non Nostro Signore” e il Beato Newman…
“Ho sempre accolto e ritenuto una grazia, un dono di Dio – dice ancora don Tonino Intiso – la decisione di affidare a San Filippo Neri la nascita di una nuova parrocchia in questi tempi molto simili ai suoi: San Filippo viveva l’atmosfera post-concilio di Trento, noi quella del post-concilio Vaticano II.”
Il Pensatoio è uno straordinario serbatoio di quella merce rara che è divenuto il pensiero, ed è bella l’idea di don Tonino di rendere questa massa di documenti e di testimonianze disponibili alla città attraverso la costituzione di una fondazione.
Come spesso accade, negli appunti di don Tonino, la riflessione sfocia in una preghiera. Questa è più particolare di altre, perché il sacerdote riflette sulla sua vita, sui suoi 75 anni e mi sembra che non ci sia un modo più bello di fargli gli auguri che pregando la sua stessa preghiera:
Lo Spirito Santo che ha infuocato il cuore di San Filippo Neri, ci renda capaci di accoglier questa grazia e sia feconda per tutta la Chiesa di Foggia-Bovino.
Grazie Signore,
che attraverso la rassegna stampa di questo giorno accresci in me la fede nella tua presenza e, nostro contemporaneo, percorri i sentieri di ciascuno di noi e come allora siamo chiamati a riconoscerti e ad accogliere l’invito a seguirti.
Grazie, Signore,
di esserti fatto compagno di viaggio, anzi Guida, nei percorsi scoscesi e difficili, unici e di tanti fratelli, condividendo e sostenendo, fidandomi del tuo “prendi la tua croce e seguimi”, lasciandomi guidare da te per non prendere lucciole per lanterne
… chiamata alla “missione” (retromarcia per “salute”)
… percorso di studio allungato di due anni per una bocciatura in greco
… ripresa del cammino verso il sacerdozio in piena contestazione giovanile (1968)
E poi, dopo l’Ordinazione Sacerdotale:
… “nuova” pastorale vocazionale
… ricerca di identità sacerdotale post-Concilio
1968-1989 … tempo di contestazione e di insegnamento delle religione
1975-1989 … dare avvio alla Parrocchia SS. Salvatore e poi la Scuola La Casetta e Shalom;
1989-1995 … Caritas – Poveri italiani – Nomadi – Immigrati – Albanesi – Lebbrosi
… Rebibbia – delinquenza- carcerati
1995-2000 … Casa della Divina Provvdenza – pazzi
2000-2003 … tentativo di un passaggio dai programmi ad una programmazione diocesana
… poiché tu non ti accontenti mai, e giustamente perché hai dato tutto, mi hai condotto nel deserto di una periferia di Foggia, in linea d’aria molto vicina e confinante con la Casa della Divina Provvidenza, perché colga ancora una volta l’occasione per dirti che ti amo come e più di prima, nella continua ricerca di svuotarmi il più possibile di me per accogliere la pienezza di Te.
I miei fratelli hanno bisogno di Te, non di me: Tu sei morto in croce, per me e per loro, e per tutti noi sei risorto.
Dammi la grazia di testimoniarti non solo vivo, ma vivo e contemporaneo.
Convinto che il discepolo non è più del Maestro, Ti rendo grazie del continuo sostegno nel seguirti e nel cercarti quando, proprio per amore di Te e del tuo per me, nella ricerca di quel difficile cammino di Carità e Verità, ho provocato resistenze, sospetti, equivoci, misconoscente e di cui Ti chiedo umilmente perdono: rendi la mia coscienza sempre più vigile e retta.
Rendimi capace e sincero di dire con Giovanni XXIII: “Vieni, Signore, quando vuoi, la valigia è sempre pronta”.
Grazie, Signore
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… sempre dalla parte di chi sta sotto, molto sotto.
Ho avuto modo di frequentare don Tonino Intiso per poco tempo, lo conobbi quando in pochissimo tempo organizzò insieme a don Fausto un campo di accoglienza per gli immigrati nell'oratorio della (nostra) parrocchia di San Giuseppe Artigiano. E poi ricordo i giorni della incredibile storia della carcerazione, con la mobilitazione delle tante persone che l'avevano conosciuto, e il periodo successivo, in cui fu assistente diocesano dell'Azione Cattolica di cui io ero un membro del consiglio diocesano. Penso che qualche don Tonino in più avrebbe fatto bene alla nostra città e alla nostra Chiesa.