Mentre esce il nuovo libro di don Tonino Intiso, La nostra vita: la Storia di Dio! (domani la recensione su Lettere Meridiane), sono disponibili per il download gratuito, grazie ad una iniziativa dell’Associazione Culturale Il Pensatoio di San Filippo Neri, i materiali ed i documenti integrali che sono al centro del secondo libro del sacerdote foggiano.
La nostra vita: la Storia di Dio non è solo un’autobiografia, ma il racconto del lungo viaggio che don Tonino Intiso ha compiuto, nel corso delle sue 75 primavere, in seno ed assieme alle sue diverse famiglie: quella originaria, quella del seminario, e via via l’Azione Cattolica, la Caritas, le comunità parrocchiali del SS.Salvatore e di San Filippo Neri, i comitati che hanno scritto pagine memorabili della storia cittadina, come la Giornata Mondiale della Lebbra, il Giubileo del 2000, la gara di solidarietà per dotare della radioterapia gli OO.RR. di Foggia.
Il libro è corredato da una ricca documentazione che trova il suo completamento ed il suo approfondimento proprio nei materiali dell’e-book pubblicato dal Pensatoio di San Filippo Neri.
Osare più solidarietà – questo il titolo del libro digitale – è un brogliaccio di documenti, appunti, testimonianze, pagine di diario e ritagli di stampa che don Tonino Intiso ha messo insieme in diversi decenni della sua vita. Il “corpus” più consistente della cospicua documentazione riguarda l’attività svolta dal sacerdote foggiano quando era Direttore della Caritas Diocesana e si colloca temporalmente all’inizio degli anni Novanta, quando in città e in provincia esplodevano nuove povertà e nuove emergenze sociali.
La Caritas fu un importante centro di coordinamento della risposta che il territorio riuscì a dare, in una stagione in cui la riflessione sulla multiculturalità e l’accoglienza erano, in fondo, ancora tutte da inventare.
Don Tonino fu in prima linea – e nel brogliaccio si ritrovano puntuali riferimenti, molti dei quali inediti – nelle prime iniziative e nei primi interventi che vennero promossi per fronteggiare la emergenza dei profughi albanesi, mentre cominciava a profilarsi sempre più imponente il bisogno di accoglienza dei lavoratori extracomunitari, soprattutto in coincidenza con il periodo del raccolto del pomodoro.
Il capoluogo dauno, qualche anno prima, aveva vissuto l’indimenticabile esperienza della Giornata Mondiale della Lebbra promossa dall’Associazione Raul Follerau, che aveva avuto don Tonino tra i suoi protagonisti e che si era conclusa con una raccolta fondi senza precedenti, grazie alla quale era stata possibile la costruzione di un ospedale, a Nalgonda, in India (anche questo particolare aspetto dell’attività pastorale del sacerdote è ben documentato nel “brogliaccio”).
Anche nel caso degli albanesi e degli extracomunitari, la città seppe dare una risposta importante: in una parrocchia, San Giuseppe Artigiano, venne perfino allestita una tendopoli.
Si era creato l’humus ideale per l’idea forte lanciata da don Tonino Intiso con Osare più solidarietà: la solidarietà come valore da perseguire e da affermare, non soltanto per dare una risposta alle emergenze del momento, ma come risorsa da investire per il futuro. Una città solidale è una città migliore.
Il “brogliaccio” si apre con gli atti della Conferenza-proposta promossa dalla Caritas diocesana sul tema: “Foggia può osare più solidarietà”. Tutto quanto precede e segue, cronologicamente parlando, è annodato a doppio filo a questa idea, che ha una sua pregnanza politica evidente, ed una sua prorompente attualità in un momento in cui la politica sembra avere completamente perso il senso della sua missione, il bene collettivo, ed in cui la società e l’economia sono sempre più sottoposte al giogo di un mercato senza valori e senza regole.
È un modello che don Tonino aveva sperimentato con successo già in altri contesti: quelli, già ricordati della Giornata Mondiale della Lebbra e delle iniziative per la radioterapia, ma anche quello della Scuola Shalom, promossa quando era parroco del SS.Salvatore.
Quella Foggia solidale forse oggi non esiste più: ma a più forte ragione il cammino interrotto andrebbe ripreso, e rilanciato. Proprio in un momento in cui la comunità locale è in crisi profonda.
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Una poesia per don Tonino
Lo snodo
Se il 4 ottobre del sessantaquattro
alla stazione di Bologna
avessi deciso di tornare indietro
sarebbe cambiata la tua vita:
forse avresti avuto due bambini
a cui avresti dato il nome
di Bianca e di Michele
e forse un’altra bimba
da chiamare Grazia,
ma nello spirito migliaia di figli
non avresti avuto.
Se il 4 ottobre del sessantaquattro
alla stazione di Bologna
avessi deciso di tornare a Foggia,
piuttosto che proseguire per Verona
spinto dal vento che soffia dove vuole,
qualcosa sarebbe cambiato
nella geografia del cielo,
sarebbe stata diversa la tua vita
e anche quella di tante altre persone,
di gente dispersa nel buio,
da te richiamata da notte
a balenante chiarore.
Se il 4 ottobre del sessantaquattro
alla stazione di Bologna
avessi deciso di tornare indietro,
avresti forse camminato
su comode strade pianeggianti
e non su aspri, ripidi sentieri,
non ti saresti inoltrato
in sconfinati, inviolati territori,
non avresti toccato,come hai fatto,
l’alto e il profondo.
Luigi Paglia