“Il cuore della memoria ovvero la memoria nel cuore”. Mai epigrafe fu più azzeccata, di quella che conchiude il monumento alle vittime del crollo di viale Giotto, inaugurato questa mattina, ad iniziativa della Fondazione “Banca del Monte” e del Comune di Foggia.
Sono passati tredici anni da quel tragico 11 novembre del 1999, ma forse è proprio il lungo periodo di tempo trascorso dal drammatico crollo ad oggi a dare maggior senso e spessore alla cerimonia inaugurale di questa mattina: è il segno che la città non dimentica, che continua a portarsi nel cuore la memoria di quelle 67 vite spezzate.
È il segno anche che la memoria sta nel cuore: non è soltanto un affare di neuroni. Il monumento – disegnato da Silvano Pellegrini – è bello e struggente nella sua essenzialità: un cuore grande e luminoso, che riporta, raggruppandoli per nucleo familiare, i nomi delle 67 vittime.
Il senso profondo della iniziativa è stato colto a pieno dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha fatto pervenire al sindaco Mongelli un messaggio in scrive che “la realizzazione del monumento che arricchisce ora il Giardino della Memoria delle vittime di viale Giotto rappresenta un’iniziativa di alto senso civico, in grado di rievocare al contempo i nomi degli scomparsi e lo slancio generoso di quanti si prodigarono negli immediati soccorsi stringendosi, con forte e umana solidarietà, alle famiglie colpite”.
Altrettanto significativi i messaggi fatti giungere dal presidente del Consiglio, Mario Monti e dal ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri. Il premier parla della “consapevolezza che la memoria storica di eventi dolorosi, come quello da voi vissuto, debba tuttora servire da stimolo costante ad adoperarsi con il massimo impegno per la tutela, la salvaguardia ed il benessere della collettività, per impedire ovunque il ripetersi di simili tragedie”. Infine, il ministro Cancellieri esprime “l’auspicio che la memoria degli eventi che vengono rievocati in questa occasione sia di conforto ai sopravvissuti e a quanti, con coraggio e grande forza d’animo, hanno la volontà di andare avanti”.
Bello che a fianco alla città ed alla Fondazione – che ancora una volta riesce a legare il suo nome ad un momento di grande tensione civica e culturale – ci sia lo Stato.
È meno sola, è più viva, questa Foggia che non dimentica, e addita il sacrificio di questi suoi cittadini come elemento fondante di una nuova identità, di una nuova speranza.
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