Ho avuto la fortuna ed il piacere di presentare diverse opere della copiosa produzione letteraria di Gabriele Consiglio, e mi sono spesso domandato come abbia fatto una persona come lui – che ha così intensamente vissuto il suo tempo, che tanto ha dato alla famiglia, alla professione, alla buona politica – ad essere anche un così prolifico e splendido scrittore.
Consiglio ci lascia un patrimonio enorme: fatto di fulgido esempio, di rigore morale, di straordinaria onestà intellettuale e di una bontà sconfinata: si prendeva cura di tutto e di tutti, che fossero congiunti o soltanto amici, che fossero clienti o cittadini. Aveva un modo, come dire, integrale di aderire alla realtà, alla vita, come che si che ogni attimo del tempo è un dono prezioso del Padre, che non va sprecato.
Consiglio ha cominciato la sua attività di scrittore con un saggio sociologico e politico dedicato alla sua terra Problemi e prospettive del Subappennino Dauno. Dal versante politico, Consiglio è approdato quindi a quello giuridico, esordendo con un trattato sulla premeditazione, che si pregia della prefazione di Aldo Moro e quindi pubblicando Melanconia e crimine, con prefazione di Enrico Altavilla e Alfredo De Marsico. Le due opere sono intercalate dalle prime pubblicazioni poetiche: Le parole sono cose e Le Piccole Cose, quest’ultima raccolta presentata da Elio Filippo Accrocca, illustre poeta e troppo presto dimenticato direttore dell’Accademia di Belle Arti di Foggia.
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Sei qualcuno, sei grande! Alcune cose che scrivi sul tuo blog, sono quelle che avrei voluto scrivere io, come questa cosa su Consiglio di cui ho sempre sentito parlare ma che, forse, non ho incontrato. Bravo, continua. Con stima e amicizia Matteo Coco
Geppe ti sei chiesto, in questo esauriente e preciso profilo dell’avv. Consiglio, come abbia potuto un professionista impegnato in politica, nell’arte forense, in famiglia, cimentarsi in una produzione letteraria di alto valore umanistico e scientifico; un interrogativo in realtà che mi sono posto anch’io nel riscontrare di mese in mese, di anno in anno, sempre nuovi testi elaborati dall’avvocato-politico-scrittore che ritrovavo puntualmente nella mia attività quotidiana di responsabile dei Fondi Speciali della Biblioteca Provinciale.
Gabriele Consiglio con la sua cultura poliedrica si cimentava in diritto, – la sua materia principale, – in storia locale, nelle tradizioni popolari, nell’arte, nella poesia, nella musica non perdendo di vista tutti i filoni del sapere umano. Eppure era un principe del foro foggiano, un politico capace ed onesto, le sue testimonianze quale Presidente della Provincia di Foggia, quale consigliere regionale della Puglia sono molto significative ed hanno lasciato traccia indelebile nel nostro territorio, ma tutto ciò non gli impediva di essere presente in famiglia con la sua tenerezza, la sua severità, il suo modo di educare i figli.
Davvero uomo di altri tempi come suol dirsi e di grande rarità e classe, chissà se non abbia trovato lo spazio in tutta questa sua immensa attività, anche di dedicare a se stesso un angolo della sua esistenza, quei margini generatori di grande carica.
Complimenti Geppe ! Dai tuoi articoli traspare il tuo grande amore per questi piccoli centri, da molti dimenticati o addirittura ignorati. Fortunatamente c'è altrettanta gente che non ama mettersi in mostra,ma che opera per la promozione dei borghi dei Monti Dauni.Sai quanto amore nutriva il nostro amato Gabrielino per Bovino…sulla sua scia opera un nutrito gruppo di persone che fa di tutto per far conoscere il mio bel paesello ! E' sempre un piacere leggerti