Gli analisti sono concordi. Il futuro prossimo venturo dell’economia sarà colorato di verde. La green economy sarà tra i più importanti fattori di sviluppo dei prossimi anni. Per la provincia di Foggia potrebbe trattarsi di una grande opportunità, vista per esempio, la sua grandissima propensione per la produzione di energia alternativa che l’ha resa una sorta di Eldorado per i parchi eolici.
Ma perché un comparto economico funzioni è necessario che vi sia un contesto favorevole, che è a sua volta determinato da diversi fattori: la capacità della classe dirigente di governare e sostenere i processi di sviluppo, la capacità del territorio di attrezzarsi e di metabolizzare i cambiamenti.
Una vocazione produttiva si costruisce su un equilibrio complesso. Per dirla in soldoni, è difficile che la sfida della green economy possa essere vinta in un territorio di scarsa qualità sotto il profili ambientale.
Per la provincia di Foggia la sfida è duplice, anzi triplice: perché sul tappeto non c’è soltanto la green economy, ma anche altri settori che costituiscono tradizionalmente assi portanti dell’economia, come il turismo e l’agricoltura, comparti per i quali una buona qualità ambientale rappresenta una risorsa di primaria importanza.
Come stanno dunque le cose, per la provincia di Foggia? Male, si direbbe, stando ai dati della indagine sulla qualità della vita di Italia Oggi per, per quanto riguarda l’ambiente attribuisce alla Capitanata un giudizio di insufficienza, il 93° posto della graduatoria nazionale e l’ultimo di quella regionale.
Per quanto riguarda i diversi parametri presi in esame dal quotidiano economico finanziario (la cui indagine è svolta in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, ed ha dunque un particolare valore di attendibilità scientifica) sono addirittura drammatici quelli relativi alla qualità dell’aria.
Per quanto riguarda la concentrazione di biossido d’azoto (una gas che si sprigiona per l’effetto combinato del traffico e del calore provocato dal sole) siamo terzultimi, al 93° posto, con una concentrazione di 192,77 µg/m3 cifra quanto mai preoccupante, perché il livello di rischio fissato dalla legge (e da non poter superare più di 18 giorni in un anno) è di 250 µg/m3. La provincia di Foggia fa peggio di Milano e di Torino (rispettivamente all’88° ed al 90° posto), ed assolutamente peggio delle consorelle pugliesi. E vanno anche peggio le cose per quanto riguarda la concentrazione di PM 10, le micidiali polveri sottili che superano abbondantemente il livello di guardia. Le norme di legge fissano infatti il valore limite per la protezione della salute umana, a 50 µg/ m3, da non superarsi più di 35 volte in un anno. Quando Legambiente ha effettuato le sue misurazioni è risultato in provincia di Foggia una concentrazione di polveri sottili pari a 53,25 µg/ m3 quindi superiori a livello di guardia. Foggia è all’ultimo posto della classifica nazionale (il 95°, in quanto il gradino più basso è condiviso da un gruppo di nove province). E per giunta perdiamo quattro posizioni rispetto al 2010.
Vanno decisamente meglio le cose per quanto riguarda l’acqua: ci collochiamo infatti a metà classifica (45° posto, un gradino più in alto di Firenze) per quanto riguarda la concentrazione di nitrati, con 5,70 mg/l. In questo caso, siamo al secondo posto della graduatoria regionale, in cui svetta Bari (24° posto) con soltanto 3,50 mg/l. Nei consumi idrici pro-capite ci piazziamo invece in una posizione di eccellenza: 4° posto nazionale e primo regionale con 129,54 litri pro capite. Fanno meglio di noi soltanto Agrigento, Arezzo e Pistoia, mentre la maglia nera va a Roma con 234 litri, quasi il doppio rispetto alla provincia di Foggia. Buona anche la capacità di depurazione delle acque reflue: siamo al decimo posto della classifica nazionale, ed al primo di quella regionale assieme a Bari, Brindisi e Lecce.
Decisamente buona è anche la performance della provincia di Foggia per quanto riguarda la produzione dei rifiuti (e meno male, vista la drammatica situazione in cui versa la maggiore azienda pubblica del settore, ovvero l’Amica di Foggia). Siamo al 5° posto nazionale ed al primo regionale con una produzione di 459,9 kg di rifiuti all’anno per abitante. Produciamo pochi rifiuti però li smaltiamo male, anzi malissimo: nell’altro parametro che si riferisce alla raccolta differenziata dei rifiuti (che è anche un indice attendibile delle capacità delle istituzioni locali di gestire in modo efficace il servizio) ci collochiamo al 92° posto della graduatoria nazionale, ed al penultimo di quella regionale: peggio di noi fa solo Taranto (101° posto).
Un altro indicatore che riguarda da vicino la qualità delle aziende pubbliche di servizi è quello che si riferisce all’uso del trasporto pubblico: poco entusiasmanti i dati della provincia di Foggia, che si piazza al 73° posto della graduatoria nazionale con appena 23,51 passeggeri all’anno per abitante.
Usiamo poco i mezzi pubblici ma per fortuna usiamo poco anche le auto. La Capitanata veleggia in posizioni alte di classifica in riferimento ad un altro indicatore ambientale particolarmente critico, che è quello delle autovetture circolanti. Anche in questo caso, siamo al primo posto in Puglia ed al nono della graduatoria nazionale, ed una performance ancora più positiva facciamo registrare su un indicatore immediatamente connesso a quello del parco macchine, ovvero il consumo di carburanti: in questo caso siamo al 5° posto. Siamo anche degli oculati consumatori di energia elettrica: con 950,53 KWh per abitante all’anno siamo al 6° posto della classifica nazionale ed al primo di quella regionale, staccando nettamente la seconda provincia pugliese, Brindisi, che si classifica al 24° posto.
Le note dolenti cominciano quando si passa ad esaminare gli indicatori più tipici della qualità ambientale del sistema urbano, a partire dalla isole pedonali, che ci vedono soltanto al 75° posto, con appena 10 centimetri quadrati ad abitante. Peggio di noi in Puglia fa soltanto Taranto, al 96° posto con una superficie ancora più piccola: soltanto un centimetro quadrato per abitante. Appena migliore la situazione delle piste ciclabili, che ci vede collocati a metà classifica, con 4,16 metri per abitante. Siamo però al secondo posto della graduatoria regionale, in cui svetta Lecce, al 15° posto con 15,94 metri/abitante. Non particolarmente entusiasmante è la performance per quanto riguarda le zone a traffico limitato che ci vedono in una posizione di classifica medio-bassa: 63° posto, con 40 centimetri quadrati per abitanti. Siamo comunque al secondo posto della graduatoria regionale, al cui vertice c’è Bari: 51° posto, 1,1 metro quadro per abitante.
Le cose vanno ancora peggio per quanto riguarda il verde. Nel parametro che si riferisce alla disponibilità di verde pubblico per abitante siamo al terzultimo posto della classifica nazionale e all’ultimo di quelle regionale con appena 1,1 metro quadrato per abitante: la prima provincia italiana, Sondrio, mette a disposizione dei suoi abitanti la bellezza di 42,77 mq. E’ appena il caso di sottolineare che si tratta di dati assai poco entusiasmanti per una provincia che affida una parte sostanziosa della sua economia al turismo: il verde, le piste ciclabili, la fruibilità dei centri storici resa possibile delle isole pedonali e dalle zone a traffico limitato
Di cruciale importanza ai fini delle chanches della green economy è l’ultima serie di indicatori ambientale proposta da ItaliaOggi, i cui dati sono però tutt’altro che esaltanti. Poche, anzi pochissime le aziende in provincia di Foggia in possesso della certificazione di qualità ambientale Iso 14000: il coefficiente (ponderato col fatturato) è di appena 1,36, quanto basta per farci precipitare al 99° posto della classifica nazionale all’ultimo della regionale. Il coefficiente della provincia prima in classifica, Ravenna (7,05) e cinque volte superiore al nostro.
Rendimento del tutto insufficiente anche per quanto riguarda l’indice delle politiche energetiche che vengono governate sul territorio: anche in questo caso siamo in una posizione di classifica molto bassa: l’82° posto. Sotto di noi, tra le province pugliesi c’è solo Brindisi, al 93°. Infine, ci collochiamo al 76° posto per quanto riguarda l’indice di ecomanagement, anche in questo caso un po’ sopra Brindisi.
Insomma, per una provincia che vede nell’ambiente e nel paesaggio possibili fattori propulsivi della propria economia, si tratta di dati tutt’altro che entusiasmanti. Se la crisi economica generale pesa sulla provincia di Foggia ancora di più rispetto alle altre province pugliesi e meridionali, lo dobbiamo anche alla incapacità di utilizzare con maggiore efficacia gli spiragli che si aprono: la green economy potrebbe essere uno di questi. Ma con un siffatto contesto sarà molto difficile, se non impossibile che la Capitanata riesca a salire sull’autobus di questo promettente comparto.
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