La Provincia utile e necessaria / Maria Schinaia

Le politiche culturali hanno conquistato sempre più diritto di cittadinanza nel bilancio della Provincia e degli Enti Locali. Anche in Capitanata, si può ormai parlare di una politica culturale delle autonomie locali, nonostante che la stretta imposta alla finanza locale abbia considerevolmente ridotti gli investimenti culturali. Ma il dato di fatto è che – bene o male – una politica culturale esiste.

A dirlo così sembra una banalità, ma solo fino a qualche anno fa, sottrarre una lira alle cosiddette “spese d’istituto” degli enti locali, per devolverla ad obiettivi culturali sembrava un’eresia, una profanazione ad un’idea di ente locale consacrata a servizi sociali (come se la cultura non lo fosse…) cemento, asfalto e mattone.
C’era però, fin da allora, chi osava, e sperava in un futuro diverso. Ogni storia bella ha i suoi pionieri: quelli che riescono a costruire il futuro sognandolo, e non s’arrendono di fronte alle contingenze del presente.
Se quel futuro possibile è oggi diventato un dato di fatto, lo si deve a Maria Schinaia, alle sue folgoranti intuizioni, alla sua lungimiranza amministrativa. È stata questa piccola grande donna il pioniere della cultura, l’indiscussa protagonista di quella straordinaria primavera culturale che la giunta provinciale presieduta da Franz Kuntze riuscì a far sbocciare in Capitanata, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio
degli anni Ottanta.

C’è una storia che più di tante altre svela i tratti della geniale capacità anticipatrice di Maria, ed è quella della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, che occupa oggi il piano terra di Palazzo Dogana. La Galleria fu voluta proprio da Maria Schinaia, ed inaugurata, nel 1981, con una mostra retrospettiva dedicata ad Alberto Testi. 

Tre anni più tardi venne smantellata, per mancanza di fondi e di spazi per gli uffici della Provincia. Ma i sogni son duri a morire. Sono come il fuoco che cova sotto la cenere: quand’anche sembrano spegnersi, ardono ancora, nascosti chissà dove, e qualche volta si trasmettono al cuore di altri uomini e donne.
È durato vent’anni, il lungo sogno della Galleria. Con la presidenza di Antonio Pellegrino, l’idea sarebbe stata ripresa e finalmente sistematizzata. La destinazione definitiva a struttura espositiva del primo piano del più antico immobile cittadino avrebbe consacrato la vocazione di Palazzo Dogana ad essere interamente un contenitore culturale.
Maria Schinaia non aveva paura di sognare. I suoi sogni riuscivano quasi sempre a contagiare il presidente Kuntze ed i suoi colleghi di giunta provincia le, ma qualche volta anche a preoccuparli, perché erano sogni splendidamente temerari. Il presidente e gli altri assessori s’erano abituati a dar fiducia a quella donna minuta, tenace e coraggiosa, che riusciva a vincere anche le sfide che sembravano impossibili. Ebbe spesso un prezioso alleato in Teodoro Moretti, allora vicepresidente ed assessore alle finanze, insegnante come Schinaia e dunque con una particolare sensibilità per la cultura: se gli uffici di ragioneria non avessero allargato i cordoni della borsa, sarebbe stato impossibile dar concretezza ai tanti sogni.
Alcuni sono durati soltanto lo spazio di quella indimenticabile legislatura, e meriterebbero di essere ripresi perché posseggono ancora oggi una straordinaria attualità: come la partecipazione, con uno stand allestito ed autogestito degli artisti locali all’Expolevante di Bari. Questa iniziativa testimonia un altro aspetto della personalità di Maria e della sua idea di cultura, forse il più prorompente ed innovativo, ed è l’idea della cultura come rete e come sistema, fondata sulla consapevolezza che gli enti locali debbano promuovere e produrre cultura non da soli, ma chiamando a raccolta le associazioni, gli artisti, gli intellettuali.
Altri sogni hanno segnato indelebilmente la scena e la storia della cultura provinciale in quegli anni: tante “prime volte” che hanno, di fatto, aperto un’epoca nuova. Per esempio, le estati culturali promosse e coordinate dall’Ente Provincia, o l’utilizzazione del cortile di Palazzo Dogana per gli spettacoli estivi. Fu Maria la prima a trasformare quello che era allora uno squallido parcheggio per auto, in un contenitore culturale, entrato oggi nel cuore della città.
La cosa più incredibile e bella, è che la Provincia riuscì a diventare un punto di riferimento per i Comuni proprio sul versante della cultura, dando spessore alla identità di ente intermedio che sarebbe stata riconosciuta dalla legge soltanto molti anni dopo. 
In quegli anni, proprio come accade in questi mesi, pareva che alle Province dovesse toccare ben altro destino. C’era chi ne chiedeva la soppressione, come enti inutili, in omaggio a nuove suggestioni istituzionali, i comprensori, che non sarebbero tuttavia mai decollati. Non mancava chi, in seno all’amministrazione, si domandava a che servisse tutto quel gran daffare del presidente e dei suoi assessori, dal momento che sulle Province stava per abbattersi un colpo di spugna costituzionale. Invece Maria non si faceva mai prendere dal pessimismo: semplicemente continuava a lavorare.
Anche i sogni che non riuscì a realizzare svelano la sua straordinaria preveggenza politica e culturale. Come la Fondazione “Di Vittorio”, che volle ubicare in alcuni locali di via Lecce in precedenza adibiti ad aule scolastiche. L’istituzione intendeva dare forma ed ali un altro ambizioso progetto che Schinaia aveva avviato qualche anno prima, con Giovanni Rinaldi e Paola Sobrero: un archivio della memoria, delle radici più vere e profonde della Capitanata, della cultura della terra e dei braccianti.
La Fondazione non decollò, perché non dettero il necessario sostegno al progetto i comuni maggiormente interessati, a cominciare da quello di Cerignola, città natale di Di Vittorio, che non gradì l’ubicazione foggiana della fondazione.
I sognatori ed i pionieri sono come i poeti: non sempre vengono capiti. Però, mentre una fondazione intitolata a Di Vittorio nella sua terra natale è ancora tutta di là da venire, il libro che dette il via a quel progetto è stato di recente ripubblicato.
I sognatori ed i pionieri, sono come i poeti. Non si spengono mai.
(Le foto sono tratte da alcune vetrine di corso Vittorio Emanuele, il 15 settembre 2012 a Foggia, che ospitavano ritratti e biografie delle donne protagoniste de I luoghi negati, manifestazione con cui un cartello di associazioni ha proposto l’intitolazione di strade cittadine a queste donne, protagonista dell’emancipazione femminile)

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Author: Geppe Inserra

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