Rispettare le regole produce sviluppo

Il Workshop sulla Responsabilità Sociale delle Imprese promosso dal Gal Meridaunia. Ma quale prezzo ha pagato l’economia provinciale alla mancanza di regole? Il caso dei patti territoriali, dello scippo energetico e dell’aeroporto Gino Lisa
Le due facce dello sviluppo locale. Nel Tavoliere, un bracciante extracomunitario percepisce due euro e mezzo per ogni cassone riempito di pomodori. Una miseria, ai limiti dello schiavismo. Ma se un’azienda intende assumere legalmente un immigrato per farlo lavorare nei campi, può aspettare fino a tre mesi, perché si tratta di una procedura complicatissima, incompatibile per i tempi ferrei che regolano il raccolto.
Sono due la le tante contraddizioni dell’economia provinciale raccontate nel corso del workshop sulla Responsabilità Sociale delle Imprese (che d’ora in poi indicheremo sinteticamente con l’acronimo RSI) promosso dal Gal Meridaunia, come sempre molto attento alle questioni che riguardano il futuro e lo sviluppo del territorio.
Il tema è di quello da far tremare le vene ai polsi: ragionare in queste plaghe di RSI è un po’ come parlare di corda in casa dell’impiccato. Ma la suggestiva cornice del nuovissimo Incubatore d’Impresa costruito a Candela proprio dal Gal Meridaunia induce all’ottimismo ed alla speranza, nonostante l’uditorio non propriamente folto. Se non altro, qualcosa si muove.

L’ASSESSORE PAZIENZA: “I PATTI? UN BUCO NELL’ACQUA”
È difficile spiegare in sintesi cosa sia la RSI, ma proviamoci. La Responsabilità Sociale delle Imprese È un pacchetto virtuoso che sta a metà tra la legittima logica del profitto che l’impresa deve perseguire, e l’impatto sociale ed ambientale provocato dalle sue azioni. Se vogliamo, la RSI è la quintessenza di quello sviluppo sostenibile di cui tanto si è parlato e vagheggiato, ma di cui assai poco si è visto. Tanto basta affinché i diversi interventi che si susseguono regalino ai pochi cronisti ed al pubblico presente una discussione una volta tanto fuori dai denti. Il tema di fondo è: l’economia della provincia di Foggia si troverebbe in una situazione meno critica, se le imprese avessero profuso una maggiore responsabilità sociale?
Non ha dubbi in merito l’assessore provinciale alle attività produttive, Pasquale Pazienza che punta il dito contro i patti territoriali che si sono risolti in un “buco nell’acqua”. “I patti – spiega Pazienza – hanno attirato capitali esogeni che sono poi andati via una volta finito il quinquennio di durata contrattuale, e non hanno lasciato niente al territorio.”
L’assessore fa autocritica. “Abbiamo fatto molto poco per sensibilizzare le imprese, avremmo dovuto governare meglio la fase della concertazione: sarebbe stato il caso che venissero premiati i progetti sorretti da joint venture composte da capitali esterni e capitali locali. Una volta andati via questi ultimi, sarebbe rimasto comunque qualcosa.”
Pazienza mette sotto accusa anche le aziende che operano nel settore energetico, rivelando i dati sconcertanti di una indagine promossa dal suo assessorato: “Resta sul territorio soltanto il 5-6% del valore aggiunto liberato dalle fonti rinnovabili. È troppo poco, occorrerebbe una maggiore responsabilità sociale d’impresa.”

CASORIA: RILANCIARE LO SVILUPPO, RISPETTANDO LE REGOLE
Più ottimista il presidente del Gal Meridaunia, Alberto Casoria: “La Puglia non è soltanto il Salento e la provincia di Foggia non è l’anello debole della catena dello sviluppo pugliese. Noi ripudiamo con forza questo concetto: abbiamo le intelligenze e le competenze per imboccare la strada dello sviluppo.” Un caso esemplare arrivare proprio dal Gal Meridaunia, che si occupa di un piccolo pezzo (e marginale) del territorio pugliese come l’Appennino Pugliese, ma che sta crescendo, proprio per effetto delle buone prassi implementate dal Gal.
Casoria non ha dubbi nell’individuare la strategia da perseguire: il rispetto delle regole, la correttezza, che sono stati anche il segreto del successo di Meridaunia. “L’economia – incanza il presidente – viene sopraffatta dalle cattive prassi, dalla sopraffazione. L’economia muore quando non rispettare le norme diventa una regola di comportamento. Dobbiamo invertire la rotta, dobbiamo farlo per i nostri giovani, per il loro futuro.” Sul concetto delle regole si sofferma anche Giuseppe Avallone (Borgomeo&Co.) che all’uditorio illustra le linee guida con cui l’OCSE ha disciplinato la RSI: “Combattere l’illegalità non è soltanto un fatto etico, ma un impegno per dare slancio all’economia. La corruzione turba il mercato, e la crisi che viviamo deriva anche
dal fatto che il mercato non è costruito secondo regole corrette.”

BISCOTTI: OK I PATTI, MA È MANCATA LA PROPENSIONE AL RISCHIO
Alle critiche sui patti territoriali espresse dall’assessore Pazienza risponde Nicola Biscotti, protagonista indiscusso della stagione della concertazione in Capitanata. All’epoca presidente dell’Assindustria Dauna, ha guidato o guida i patti di Foggia, Candela-Ascoli e il patto della pesca: “Ci sono imprese che hanno operato anche per 12 anni nell’ambito del patto, e 12 anni rappresenta un ciclo economico. Il problema non riguarda solo i patti ma un po’ tutta l’economia: ci sono imprenditori veri ed imprenditori finti ed io stesso, dalla cabina di regia dei diversi patti, sono stato spesso costretto ad adottare provvedimenti di revoca dei finanziamenti. Purtroppo l,a stagione della concertazione non è riuscita ad alimentare la propensione al rischio, che avrebbe dovuto scaturire dai patti: il problema sta proprio nella necessità di consolidare la RSI nella coscienza economica provinciale.”
Non mancano, però, le buone prassi, i casi esemplari, che lasciano ben sperare per il futuro. E sono quelle raccontate da Paolo Tanese (presidente di Elpendù ed Escoop) che in videoconferenza da Helsinki, illustra le storia virtuose delle cooperative sociali pugliesi che hanno ottenuto la certificazione di qualità in materia di RSI, o gli esempi di micro partnership sociali illustrati da Fabio Quitadamo, direttore dell’associazione Sistema Sviluppo, o il sistema di RSI vigente presso la XARTA, un’azienda informatica di Anzano di Puglia, illustrato dalla dott.ssa Ciamarra.
Altro leit motiv degli interventi (come quelli di Matteo di Mauro, direttore della Camera di Commercio, Giusi Albano, responsabile PMI dell’Assindustria Dauna, Felice Cappa della Cisl e Massimo Mezzina direttore della Compagnia delle Opere) è il timore di una crescente periferizzazione della Capitanata nello scacchiere dello sviluppo regionale.
Si sente parlare spesso dell’aeroporto Gino Lisa, ormai fermo dopo la soppressione dei voli dovuta al mancato rifinanziamento della Regione.

L’ASSESSORE GENTILE: LA RSI È UN PROCESSO CULTURALE
E proprio dalla questione del Lisa parte l’assessore regionale al welfare, Elena Gentile, nelle sue conclusioni, inquadrando il problema in una prospettiva più ampia e se vogliamo provocatoria: “La RSI non è una nobile manifestazione di filantropia, ma un’idea, un processo culturale che impegna le aziende anche a un nuovo modello di mercato. In Puglia stanno crescendo le esportazioni ed anche l’occupazione, ma purtroppo il sistema delle imprese della Capitanata non riesce ancora ad agganciare questa opportunità, non comprende che l’idea di un’impresa socialmente responsabile è coerente con l’idea di sviluppo ed il protagonismo sui mercati dei prodotti del Sistema Puglia”.
L’assessore Gentile sciorina dati allarmanti. Solo 260 domande giunte dalla provincia di Foggia per la “dote occupazionale”, a fronte delle 2000 pugliesi e delle 700 arrivate alla Regione dalla sola provincia di Lecce. Ancora peggio sono andate le cose per quanto riguarda i tirocini formativi: su 6.000 contratti, solo 61 le domande targate Foggia. “Con queste cifre – chiosa Elena Gentile – non giochiamo neppure la partita, la perdiamo a tavolino.”
L’idea che lancia l’assessore  è di una coesione, vera, senza se e senza ma. Anche in riferimento al Lisa: “I problemi finanziari della Regione sono un dato di fatto, ma non bastano le rivendicazioni tout court, abbiamo bisogno di un progetto per l’aeroporto più solido, e meglio incardinato nelle potenzialità del territorio.”
Una volta tanto, a Candela, si è parlato di sviluppo senza peli sulla lingua. Basterà a rilanciare il confronto sul futuro dell’economia dauna?

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Author: Geppe Inserra

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