L’idrogeno di Accadia e la vertenza trasporti: Capitanata in bilico

Quanto è strana, certe volte, la cronaca quotidiana, che si diverte a far coincidere ombre e luci, chiari e scuri, proteste e speranze. Viviamo giorni così: domani, a Foggia, le forze sociali e la società civile, una volta tanto compatte, scendono in piazza per la vertenza trasporti, per protestare contro i tagli all’aeroporto e alle ferrovie. Oggi, cinquanta chilometri ad ovest, sui Monti della Daunia, in quel di Accadia, viene invece presentato un progetto che potrebbe aprire nuovi e fino a ieri impensabili orizzonti di sviluppo all’economia provinciale.
La cronaca racconta i fatti, e niente avviene mai per caso. Queste ombre e queste luci che si sovrappongono, stanno a dire che niente è mai del tutto bianco e niente è mai del tutto nero. La vita volge al grigio di per sé: viverla meglio o peggio, è una questione di sfumature, di scelte.
In fondo, la disperazione che verrà domani gridata dal capoluogo e la speranza che timidamente s’affaccerà oggi da Accadia hanno un comune denominatore, che è l’espropriazione del territorio, inteso non soltanto come realtà fisica e naturale in cui risiedono delle persone, ma come “unicum” tra le persone e il loro contesto, di persone che vivono non soltanto “nel” territorio ma “il” territorio, lo utilizzano, lo governano, lo tutelano.

La vertenza trasporti nasce perché alla Capitanata settentrionale è stata negata una sua peculiarità: l’essere, per natura, vocazione e posizione geografica, il ponte naturale, o se preferite la cerniera, tra la Puglia e il resto d’Italia e d’Europa. Questo è il dato di fatto: perché ciò sia accaduto è un altro discorso.
Nel corso dei secoli e dei decenni, c’è stato un progressivo disconoscimento della naturale centralità della Capitanata. La ferrovia che collega Puglia, Campania e Lazio è stata costruita tra l’Ottocento e l’inizio del Novecento e e in quel progetto a Foggia è stata riconosciuta una posizione nevralgica (quella che oggi si vorrebbe “bypassare”, costruendo a Cervaro una nuova piccola stazione).
Un secolo dopo, non è accaduto lo stesso, quando si è trattato di dover decidere il tracciato autostradale, che esclude invece il capoluogo, e con esso, buona parte della Capitanata, nonostante che nel frattempo sia aumentata la richiesta di mobilità verso la provincia di Foggia, grazie alla valorizzazione turistica del Gargano, e al miracolo di San Pio.
Lo stesso discorso vale per l’aeroporto. Fino all’ultima guerra mondiale, Foggia occupava una casella nevralgica nello scacchiere bellico, per i suoi aeroporti e per il suo nodo ferroviario. Gli Alleati sono sbarcati a Salerno – in un contesto logistico molto difficile – e non, come sarebbe stato più logico, più a Nord, perché non potevano consentire che Foggia restasse in mano agli occupatori nazisti. Conquistare il Gino Lisa consentì alle forze aeree alleate il dominio sui teatri di guerra di mezza Europa.
Oggi al Lisa vengono lesinate le risorse pubbliche necessarie a sostenere i collegamenti di linea e a riqualificare la pista.
Intendiamoci e diciamolo chiaro, una volta per tutte. Non c’è stato nessun complotto ai danni della provincia di Foggia, nessuna volontà consapevolmente penalizzatrice né da parte dei baresi, né da parte del governo regionale. Di fatto, però, la Capitanata è stata piano piano spogliata della sua (naturale, giova ripeterlo) centralità. Ed è inutile pure puntare il dito contro la classe politica e il suo scarso peso politico: ogni popolo ha i governanti che si merita, è l’adagio è tanto più vero quando è il popolo a votarsi i suoi rappresentanti.
La manifestazione di domani, come il nostro giornale ha già scritto, è importante anche per questo: non solo perché esprime una sacrosanta protesta, ma perché – dopo molti anni – vede scendere in piazza in maniera solidale le forze sociali e la società civile, con la politica – una volta tanto – in seconda fila.
Ma la cronaca bizzarra ci regala anche la coincidenza di cui si diceva prima. Il convegno di Accadia scaturisce da un’altra clamorosa forma di espropriazione del territorio, scandita da quell’eolico che ha fatto della provincia di Foggia l’eldorado dell’energia prodotta dalle fonti rinnovabili (con gravi conseguenze per il paesaggio, ormai assediato dai parchi eolici), senza apprezzabili effetti di ricaduta: solo il 6% del reddito potenzialmente prodotto dalle pale resta sul territorio, anche perché la maggior parte dell’energia finisce sprecata, a causa dell’inadeguatezza delle rete di distribuzione.
Il progetto che viene presentato oggi nel piccolo borgo dei Monti Dauni potrebbe aprire una pagina nuova: grazie ad un’intesa raggiunta tra il Comune di Accadia e l’Università dell’Idrogeno, l’energia trattenuta dai parchi e non immessa nella rete verrà utilizzata per la produzione di idrogeno, che servirà ad alimentare Accadia, e parte dei fabbisogni energetici di Taranto e di Napoli.
Ombre e luci. Chiari e scuri. La centralità negata a proposito della ferrovia e dell’aeroporto viene quasi magicamente ritrovata sul versante dell’energia (grazie alla lungimiranza di un piccolo comune ed al coraggio della ricerca scientifica).
La coincidenza non è casuale.
Troppo spesso la Puglia dimentica che seppure forzatamente profetizzata per quanto riguarda la rete dei trasporti, la Capitanata resta centrale, centralissima per altre reti di non minore importanza: quelle idriche, per esempio, visto che le dighe di Capitanata soddisfano i fabbisogni idrici ed irrigui di mezza Puglia, e quelle energetiche.
L’iniziative di Accadia è un esempio di come si possa riprendere possesso del territorio in maniera intelligente, innovativa, coraggiosa. Bisogna fare lo stesso anche per i settori dolenti: energia, acqua, trasporti – se combinati all’interno di una visione forte e consapevole dello sviluppo della Capitanata – posso farci ritrovare le strade di futuro che sembrano perdute.

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Author: Geppe Inserra

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