I conti non tornano. E non è soltanto perché i dati dell’indagine Altroconsumo sui prezzi nelle maggiori italiane riservano un’amarissima sorpresa a Bossi ed a quanti altri vagheggiano le gabbie salariali. Allo stato delle cose, agganciare l’andamento salariale al costo delle vita favorirebbe i meridionali, e soprattutto i foggiani ed i palermitani, le cui città l’indagine indica come “maglia nera” quanto a possibilità di risparmio.
I conti non tornano, perché mentre tutti gli altri indicatori certificano che a Foggia e in provincia di Foggia la crisi economica generale si sta abbattendo in modo parecchio pesante (ricordiamo, per tutti, l’aumento esponenziale delle ipoteche legali, che sono cresciute del 471 per cento nei primi mesi del 2009), i prezzi non si arrestano, ma salgono. Il tutto nel più totale disinteresse della politica. Ci saremmo aspettati di fronte ad un dato così impietoso una levata di scudi da parte di amministratori comunali e provinciali, ed invece niente.
Paradossalmente, ma non troppo, i foggiani sono costretti ad ipotecarsi la casa per pagare i debiti; in città ed in provincia circola meno danaro, anche per effetto della drammatica crisi occupazionale, tra licenziamenti e continuo ricorso alla cassa integrazione, che erodono i redditi. I consumi calano, ma i prezzi crescono, alla faccia di ogni regola e di ogni logica di mercato.
Perché accade tutto questo?
Naturalmente è difficile trovare delle risposte a partire dai dati, nudi e crudi, di Altroconsumo, ma qualche considerazione si può fare lo stesso. L’indagine è condotta essenzialmente sulla base di due parametri: lo scostamento, maggiore o minore, dei prezzi medi praticati in una certa città rispetto alla media nazionale, e la forbice tra i prezzi massimi e minimi che si registrano all’interno della stessa città. Il primo dato si riferisce ai prezzi in quanto tali, il secondo alla concreta possibilità che i consumatori hanno di risparmiare, scegliendo tra un punto vendita e l’altro.
Per la spesa annuale, i foggiani sono costretti a sborsare circa 6.800 euro l’anno, mentre la spesa media nazionale delle famiglie è di circa 6.600 euro l’anno. Secondo quanto afferma Altroconsumo “a Foggia e Palermo va la maglia nera visto che sono le città in cui, anche scegliendo il punto vendita più conveniente, non è possibile risparmiare rispetto alla media nazionale.”
C’è dunque una risposta abbastanza precisa alla domanda che abbiamo posto prima, a Foggia: non soltanto a Foggia i prezzi sono alti, ma anche scegliendo quelli più bassi, restano sempre superiori alla media nazionale.
La conclusione non può che essere una: a Foggia il libero mercato non esiste; non c’è quella concorrenza che avvantaggia i consumatori, che restano dunque vittima di un mercato che propende da una parte sola.
Per avere una conferma a questa tesi è sufficiente peraltro scorrere la graduatoria dei supermercati presi in esame da Altroconsumo. In ordine di convenienza sono: Esselunga, Panorama, Bennet, Iper e Carrefour. Dei cinque “marchi” più convenienti, soltanto uno è presente nel tessuto commerciale foggiano, e, se tanto mi dà tanto, par di capire che in assenza di una robusta concorrenza pratica prezzi ben superiori a quanto sarebbe se ci fosse una grande distribuzione più radicata, nel capoluogo dauno.
L’analisi conclusiva di Altroconsumo si addice perfettamente a Foggia: “il gioco virtuoso della concorrenza non funziona davvero in tutte le città. Ci sono capoluoghi di provincia, tra gli oltre 60 che abbiamo visitato, dove il risparmio annuale delle famiglie può essere molto alto (fino a 1.500 euro) scegliendo il supermercato meno caro e abbandonando il più esoso. In altre città però questa differenza è assai più lieve e non supera i 300 euro”.
Non è del resto un mistero che il settore della grande distribuzione è largamente latitante a Foggia che è tra i capoluoghi pugliesi di provincia quello che presenta la minore superficie di vendita destinata agli ipermercati. Una situazione che dovrebbe essere se non sanato almeno normalizzata con l’apertura del grande centro commerciale nell’ambito della riconversione del vecchio zuccherificio di Borgo Incoronata. Prospettiva che non piace neanche un poco alla Confcommercio foggiana che ha mobilitato i suoi iscritti per protestare contro la concessione dello spazio decisa dal Comune di Foggia.
Dell’argomento si è discusso molto anche in campagna elettorale. Il candidato del centrodestra si era apertamente schierato contro il centro commerciale di Incoronata, mentre Mongelli, poi divenuto sindaco, aveva auspicato una soluzione condivisa.
Ma bisogna far presto, perché i dati di Altroconsumo dimostrano che a rimettersi sono soltanto i consumatori, costretti a sborsare, per la spesa annuale, assai più che nel resto d’Italia.
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